a cura di Umberto Coerezza
Il recente convegno tenutosi a Piana di Monte Verna, dove sono stato invitato quale coautore del “Manuale di buone prassi operative in materia di Elicicoltura”, mi ha dato l’opportunità di conoscere il Presidente Giovanni Romano (Giovanni), di apprezzarne il dinamismo, la capacità organizzativa, nonché l’impeccabile ospitalità. Convegno principalmente condotto, con l’usuale maestria, dall’amico e collega Giovanni Avagnina (Gianni).
Una cornice bella, ma inusuale per il sottoscritto, abituato all’annuale invito in terra piemontese, ora patria del business elicicolo. Così sembra.
Negli schematici appunti presi dal discorso introduttivo di Giovanni, ho sottolineato alcune affermazioni sulle quali ritengo necessario esporre alcune brevi riflessioni.
Il Presidente ha, chiaramente, fatto capire “cosa è” e “cosa non è” l’elicicoltura.
I. L’elicicoltura è uomini e agricoltura
II. L’elicicoltura non è marketing, improvvisazione e passaparola
Non si può non condividere.
La prima affermazione è insita nella stessa tipologia di attività e presuppone un’organizzazione, dove l’elemento umano è di fondamentale importanza.
A parere dello scrivente l’elicicoltura è, infatti, ancora un’attività zootecnica dove la relazione tra allevatore e i suoi animali non è stata stravolta, come invece è avvenuto per la maggior parte degli allevamenti delle nostre specie domestiche.
Nel mondo agricolo del primo dopo guerra, i bovini venivano usati per lavorare la terra, fornire latte e, solo a fine carriera, carne per l’alimentazione della famiglia con la quale vivevano nell’adiacente stalla all’abitazione. Ora il bovino, di razze specializzate, viene fatto crescere velocemente, a bassi costi, con l’obiettivo di massimizzare le performance di crescita ma, contestualmente, finire sul mercato al prezzo più basso possibile per battere la concorrenza. In questo modo si è rotto un legame solido che univa l’allevatore ai propri animali, con il fine unico del profitto.
Ovviamente tutto ha un prezzo e l’influenza sulle condizioni di benessere degli animali ne ha risentito, unitamente all’insorgere di nuove patologie denominate “tecnopatie”.
Le moderne aziende devono avere, necessariamente, una visione efficientista dell’organizzazione che ha sicuramente dei lati positivi, ma non può prescindere dal fatto che a “fare le cose non sono le procedure ma chi le esegue”.
Il mondo dell’Elicicoltura sembra attualmente ancora scevro da queste imposizioni e il legame con la tradizione ancora vivo, seppur non sordo a una intelligente innovazione.
L’allevatore di chiocciole rimane, quindi, ancora un allevatore nel vero senso della parola e non il titolare di una “industria delle produzioni animali”. Sicuramente lo si deve anche alla tipologia di animale allevato, antica quanto la Terra e immune ai cambiamenti e alle innovazioni imposte dall’uomo, non fosse altro per il primitivo corredo genetico che caratterizza questa classe dei Molluschi.
E qui subentra la seconda osservazione di Giovanni: l’elicicoltura non è marketing.
Definire il termine marketing in modo univoco non è semplice in quanto numerose sono le definizioni, tuttavia potremmo tradurlo dal verbo “to market”, ovvero “piazzare sul mercato”. Il problema è quando si cerca di allineare il marketing con gli obiettivi commerciali di business.
Nell’ambito dell’elicicoltura il marketing deve essere un semplice strumento che ha come obiettivo quello di far conoscere il nostro prodotto al consumatore. Uno strumento “basic” che accompagna determinazione e passione, al fine di evitare inutile dispendio di energie, soldi o, peggio, portare alla fine dell’impresa.
L’elicicoltura non è improvvisazione e passaparola.
Mi ha fatto piacere sentire il Presidente fare questa affermazione che, in verità, sento ripetere da Gianni sin dal primo momento che ci siamo conosciuti e leggere nei numerosi articoli da lui scritti.
L’improvvisazione è solo spreco di risorse e desiderio di liberarsi di ciò che si dovrebbe fare con rigore e impegno fino all’ultimo dettaglio.
A proposito di passaparola, riporto un simpatico esempio la cui tracciabilità ho perso, ma che spiega perfettamente come un concetto possa essere travisato e distorto:
Il Capitano al Tenente:
“Come sa, domani alle ore 9, avremo l’eclissi di sole. Ciò non avviene tutti i giorni. Conduca gli uomini in tenuta da campagna, alle ore 7, in Piazza d’Armi e così potremo vedere questo raro fenomeno. Io darò le necessarie spiegazioni. In caso di pioggia non vi sarà nulla da vedere e, quindi, farà passare gli uomini in palestra”.
Il Tenente al Maresciallo:
“Per disposizioni del capitano, domani alle ore 9, vi sarà l’eclissi di sole con istruzioni del capitano stesso: il che non avviene tutti i giorni. Se il tempo sarà piovoso non avremo nulla da vedere fuori e l’eclisse avrà luogo in palestra”.
Il Maresciallo al Sergente:
“Per ordine del Sig. Capitano, domani alle ore 9 inaugurazione dell’eclissi di sole, in tenuta da campagna. Il Sig. Capitano darà in palestra le istruzioni necessarie nel caso dovesse piovere, cosa che non avviene tutti i giorni”.
Il Sergente al Caporale:
“Domani alle ore 9 in tenuta da campagna, il capitano farà eclissare il sole in palestra, con sue istruzioni se farà bel tempo. Se piove non ci sarà l’eclissi, sebbene questo non avvenga tutti i giorni.”
Il Caporale ai Soldati:
“ Domani alle ore 9 del mattino ci sarà l’eclissi del Capitano in tenuta da campagna per effetto del sole, se sarà bel tempo. Se piove l’eclissi avverrà in palestra anche se questo non accade tutti i giorni”.
I Soldati tra loro:
“ Domani alle ore 9 pare che il sole, in tenuta da campagna, faccia eclissare il Capitano e le sue istruzioni.
Peccato che questo non accada tutti i giorni”.
E’ quindi necessario informare con completezza, sincerità e rigore, fornendo al neo allevatore tutti gli elementi utili a una valutazione obiettiva, seppur consci che il “tema elicicoltura”, ampio e complesso, non ammette facili semplificazioni.
La forza di una organizzazione nasce da una combinazione di conoscenze, competenze, buone pratiche operative, corrette relazioni esterne e interne all’organizzazione stessa, nonché valori condivisi con adattamento ai cambiamenti, oltre che informazioni suffragate da fatti documentati.
Sono convinto che il Presidente Romano saprà capitalizzare i progetti e le idee che ha ricevuto in dote da Gianni, il cui continuo e infaticabile apporto saprà dare quel valore aggiunto all’organizzazione in termini di crescita, credibilità e immagine.
Dott. Umberto Coerezza
Dirigente Veterinario ATS Insubria
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