Giovanni Avagnina
Mai come in questi ultimi mesi si registra sulla rete un gran parlare e dissertare di elicicoltura, di nuovi e sorprendenti metodi di allevamento delle lumache di terra, nuove e sempre più eclatanti pubblicità per un settore di produzione agricola che, se pur interessante e con buone prospettive, rimane e deve rimanere nelle nicchia che compete ad un alimento di qualità, che non può stravolgere la gastronomia e la cucina di un popolo.
Ogni giorno, quasi con stupore, si leggono su numerosissimi siti e sui tanti social in voga, nuove comunicazioni sui facili guadagni che si ottengono dalla produzione di questi molluschi, sulle sorprendenti prospettive che gli operatori possono avere dal prodotto e dai derivati dello stesso. Quasi non se ne può più degli straordinari decantati vantaggi della bava di lumaca e sugli effetti della stessa a dir poco miracolosi nei confronti della cute di donne, uomini e ora perfino dei cavalli e altri animali.
Pare, leggendo tutte queste meraviglie, che questo dell’elicicoltura sia un miracolo italiano, in grado di far crescere il PIL del paese e di risolvere i gravi problemi dell’agricoltura.
Io, che l’elicicoltura a ciclo naturale l’ho iniziata con le prime prove, nel lontano 1973, vivendo le lunghe esperienze dell’allora Centro di Elicicoltura di Cherasco, in questi 45 anni ininterrotti di attività, non sono riuscito a cogliere tanta facilità e tanto stupore di risultati. Non ne sono stato capace certamente, a confronto dei tanti attuali specialisti esperti ed innovatori, che si proclamano in ogni luogo “Fautori della nuova Elicicoltura”.
C’è chi attualmente, con uno o due anni di esperienza nel settore, costituisce consorzi a tutela di produttori inesistenti, chi in pochi mesi parla di rivoluzionarie metodologie di allevamento molto suggestive, senza però mai aver provato, quindi portato a conclusione almeno un ciclo.
A centinaia, con l’allevamento non ancora ultimato nei vari cicli, vendono a pagamento consulenze, corsi teorico-pratici, progettazioni di impianti, giornate informative nell’unico intento di fornire ai troppi sprovveduti e inconsapevoli lettori materiali, attrezzature, macchine per estrarre bava, lumache e mille altre cose.
Tutto ciò come se il mollusco Helix fosse una tecnologia innovativa, digitale, una struttura o macchina industriale in grado di produrre grandi pesi vendibili, poichè si è costruito un allevamento.
Ma la nostra piccola lumaca è un essere vivente, con la propria biologia, non determinata dagli esperti, più o meno moderni, o dagli investimenti economici attuati. Biologia vuol dire anatomia e fisiologia che non si sono modificati nei millenni della storia del mollusco e che, con tutta la buona volontà e anche capacità dei nuovi promotori dell’attività, non possono modificarsi in pochi anni per raggiungere traguardi di produzione e di attività, che fino ad ora nessuno è riuscito invero ad ottenere.
Sono migliaia gli allevatori italiani ed esteri del mollusco che, al tempo in cui non esisteva internet, per decine di anni hanno lavorato sodo e in silenzio, hanno studiato i cicli di vita, hanno trovato le migliori soluzioni alimentari, hanno fatto crescere le possibilità e le modifiche per migliorare il reddito dell’allevamento elicicolo.
In questo istante penso a tutta questa gente che si è adeguata alle regole e ai tempi dell’agricoltura, spesso sacrificando capitali e soprattutto speranze; gente seria che non ha voluto vendere fumo invogliando gli altri a diventare a tutti i costi elicicoltori, ma hanno operato per il proprio impianto.
L’attività è cresciuta lo stesso, pur senza tanto rumore, ha ottenuto i riconoscimenti ufficiali e veridicità dell’argomento, ha quintuplicato i consumi in Italia, ha rafforzato i prezzi, consolidando i vecchi mercati, aprendone di nuovi ogni anno più interessanti.
La cosa che non riesco ad accettare è l’attuale insistenza promozionale per far nascere allevamenti a tutti i costi ovunque; il tutto quasi simile alle deleterie campagne promozionali telefoniche o di call center dei vari prodotti (pentole, materassi, abbonamenti e contratti per gas, luce, energia o altro).
In base alla lunga storia vissuta, il mio pensiero è che sarebbe più giusto frenare e dare un taglio a questa sequenza continua di filmati, annunci di strisciante spinta all’allevamento rivolti a troppe persone senza esperienze, lontane dei tempi, dalle gravi difficoltà e non sicurezze della coltivazione della terra e della produzione degli animali.
Giustamente cinquanta anni fa abbiamo chiamato questa attività “elicicoltura” (coltivazione delle elici) e non allevamento di lumache, per l’assunto collegamento ai problemi e ai tempi della terra.
Questi non sono animali superiori (maiali, bovini, polli...) che siamo riusciti, negli anni, a farli diventare vere macchine di produzione di carne, attraverso sistemi intensivi, alimenti concentrati con tanta chimica e cicli di produzione esasperati in cui il benessere del soggetto zootecnico non è messo certo al primo posto.
Per fortuna nostra e di tutti le lumache sono molluschi di terra, non possiedono la struttura biologica atta a piegarsi a questi metodi intensivi, a scapito della qualità: trovandosi in basso nella scala zoologica, le lumache hanno enormi difficoltà a modificare la propria struttura fisiologica per ritmi veloci imposti dall’uomo.
L’esempio più eclatante è il pessimo risultato della qualità della carne delle lumache che sono state alimentate esclusivamente con mangimi concentrati, metodi indicati in paesi del Nord Europa ad opera dei venditori di alimenti preparati per altri animali. Molluschi che, è vero, crescono in fretta, ma una volta cotti divengono un qualcosa di molliccio, acquoso e sciatto, ben lontano dalle fragranze di una lumaca cresciuta lentamente, con varietà di vegetali, tipica degli allevamenti che ora in tanti definiscono superati, vecchi e da rottamare.
Nessuno vuole fermare il progresso e la crescita, ma è giusto che quanti desiderano entrare in questo settore abbiano appieno la conoscenza delle reali possibilità ottenibili dall’elicicoltura: non sono sufficienti conti economici sulla carta e speranze di guadagno teorici. Queste persone devono mettere nel loro progetto tutte le prospettive possibili, ma devono tener conto anche delle problematiche che solo chi ha un'esperienza reale e lunga, non fittizzia e di pochi mesi di attività, può garantire al neofita, spesso pieno di entusiasmo, ma inconsapevole.
Nell’interesse di tutti, ma soprattutto degli elicicoltori stessi e del prodotto gastronomico di pregio quale è la lumaca Helix, fermiamoci a ragionare insieme e facciamo una scelta non dettata da entusiasmi indotti, ma da una piena consapevolezza del reale quadro produttivo e di investimento.
Ridimensioniamo anche l’attuale chimera dell’estrazione della bava, che potrà essere un reddito complementare all’elicicoltura, ma soltanto ed esclusivamente quando ogni produttore avrà a disposizione in numero adeguato i propri molluschi, non certo acquistandoli per produrre bava.
La lentezza della lumaca non è soltanto una tradizionale dicitura, è il segno forte con il quale l’operatore deve fare i conti ogni giorno per arrivare realmente ad ottenere il recupero degli investimenti finanziari attuati e il giusto, adeguato guadagno.
Esperti di Elicicoltura possono definirsi solo soggetti con anni e anni di studio e applicazione pratica
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Giovanni Avagnina
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