a cura di Giovanni Romano
Ci fa decisamente sorridere - e non poco - la persistenza di comunicazioni, ultimamente anche sviluppate a mò di magie, incantesimi, maghi e streghe. Quasi che questa Elicicoltura sia una forma alchemica di chissà quale branca di studio esoterico.
Il nostro stimato Giovanni Avagnina, probabilmente lo "stregone" che negli anni passati ha ideato e poi sviluppato per ben 45 anni tutti i settori dell’elicicoltura, doveva essere piuttosto folle da aver, per questo mezzo secolo, progredito in questa attività, vedendo passare oltre 40000 discepoli / apprendisti stregoni (giusto per restare in argomento fantasy).
Da quanto leggiamo in giro, inoltre, lo stesso Avagnina, deriso sarcasticamente per i suoi consigli sulla migliore gestione dell’allevamento, non avrebbe dimostrato, pertanto (nonostante sia uno stregone), la giusta saggezza, quindi la migliore linea guida per gli allevatori.
Questo ostentato Marketing, votato all’estremo di una Catena di Sant’Antonio (argomento ampiamente trattato sul numero 3 di Elicicoltura Oggi di Dicembre), sta dimostrando quanto noi di Coclè e C.I.E. da anni, con grande dispiacere, affermiamo: L’Elicicoltura non è attività per tutti, bensì rappresenta una nicchia di mercato e, come tale, non ci si può nè improvvisare, ancor meno credere che con i continui post refusi su facebook e social vari, gli slogan che forzatamente e forzosamente girando anche 20 volte al giorno sul Web, la continua promozione televisiva e su media in generale, possa far sviluppare un settore già ampiamente strapazzato e strumentalizzato da imbonitori, finti esperti e mercenari di basso fondo.
Non perchè sia gratuito inserire post - video e perle di saggezze su Facebook, Instagram, Linkedln ecc… allora bisogna a tutti i costi perseverare nel farlo di continuo, come colti da una dissenteria da tastiera e non vi fosse un domani…Ma tuttavia c’è chi lo fa…e c’è chi lo fa e si prende anche il lusso sfrenato di inveire contro non uno qualsiasi del settore, ma contro il padre di tutto, contro una persona che nel’75 aveva avviato questo lento e delicato percorso, quando molti di questi che parlano oggi nemmeno erano ancora nati
Avagnina, in oltre 40’anni ha scritto decine di libri sull’argomento e portato oggettivamente il tutto ad un equilibrio sottile e realistico, mettendo l’allevatore e la sua attività al primo posto, sviluppando prima di tutti il conto terzi (oggi così tanto ostentato, ma già negli anni 2000 ampiamente messo in atto con la prima Lumacheria, producendo etichette per il conto terzi). Di cosa parlano i tanti “esperti moderni”? Ma soprattutto, come si fa, con questi concetti tanto volutamente nuovi, pensare di poter già parlare di produzioni straordinarie e raccolti mai visti prima? Forse ci sfugge che non stiamo parlando di tecnologia, smartphone, o prodotti che nel giro di poche stagioni sono già stati ampiamente superati da sistemi migliori; ma di agricoltura…bassa e manuale.
Certo, parlare di magia e produzioni quando si integra con mangimi concentrati, quando si sceglie una specie di aspersa (come ad esempio la Maxima), può donare delle illusioni importanti.
Noi di Coclè e C.I.E. conosciamo Avagnina, che ricordiamo essere il fondatore dell’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco (diretto da lui stesso fino al 2016 e non per sua scelta venuto meno a tale incarico). Coclè nasce a Cavallo del 2006/2007 e, da allora, sappiamo molto bene che determinate speci non sono consigliate per l’allevamento. Una Maxima, ad esempio, importata spesso da paesi che allevano al mangime e rivenduta come riproduttore, è un mollusco di dimensioni troppo grandi, di carne di discutibile qualità, la cui valenza generale sul mercato è estremamente opinabile. Probabilmente con l’integrazione di mangimi e prodotti venduti come “speciali” per le lumache si avrà, in allevamento, un guscio pronto in relativamente pochi mesi…ma a che prezzo? Non è certo una novità che far crescere lumache con mangimi e farine porti la conchiglia e svilupparsi più rapidamente di lumache, invece, cresciute con quasi esclusiva alimentazione vegetale.
Tuttavia non è sicuramente lavoro facile vendere un mollusco di oltre 12 grammi nelle terre del sud Italia o in determinate zone, dove si predilige una pezzatura medio piccola. La carne che si è nutrita di una data quantità di farine e prodotti di integrazione similare, ha il sapore di farina, di una lumaca che ha perso molta acqua in fase di spurgatura e che non può, pertanto, essere una lumaca di qualità in nessun ambito, gastronomia o estrazione di bava che si desideri.
Tutto ciò, quindi, senza contare il tasso di convertimento che si va a raggiungere in casi di nutrimento non con Vegetali in maniera principale e quasi esclusiva.
Ricordiamo che il Manuale di Corretta Prassi Operativa (Validato dal ministero della Salute nel febbraio del 2016), non contempla l’utilizzo concentrato di farine. Farlo significa non seguire un disciplinare nazionale, depositato al Ministero e non prodotto da aziende private.
L’Aspersa è una lumaca di difficile gestione in allevamento, ha grandi difficoltà perchè la lumaca (o chiocciola dir si voglia), non è gestibile come le vacche o un allevamento di capretti. La natura l’ha resa ermafrodita proprio perchè ha una grande probabilità di morte, viene predata e incessantemente muore per aggressioni da insetti e ogni qual sorta di parassita. Ma se si volessero allevare altre speci i problemi aumentano decisamente. L’Aspersa che Avagnina e Coclè consigliano nell’allevamento, per quanto complessa sia, risulta ad oggi il mollusco con il miglior equilibrio, che ben riesce a completare il ciclo naturale dell’impianto (nelle dovute condizioni disposte dall’operatore/allevatore). Chi non riesce in tale impresa, salvo sporadiche eccezioni dovute a cataclismi naturali, troppo caldo, troppo freddo, gelate ecc…semplicemente non ha seguito in maniera certosina il nostro programma, ancor meno ha compreso la gestione serrata - specialmente in alcuni periodi - di tale attività.
Sappiamo molto bene, inoltre, che la tanta profusione di innovazione in questa attività, come l’identificazione di una “Vecchia” Elicicoltura come desueta e ormai totalmente errata, in realtà altro non è che una necessità a imporre una posizione con toni mortificanti, illusori e giornalmente provocatori a vuoto verso quello che per noi di Coclè C.I.E. viene identificata come una Filosofia di Vita. Sappiamo bene che chi sceglie questo mondo è molto spesso stanco della vita troppo frenetica odierna.
Sappiamo anche che spesso si sceglie questa attività perchè non esasperata (almeno non ancora), non satura e non a rischio di sovrapproduzione, con una garanzia che il prodotto mantenga un prezzo adeguato per l’allevatore, anche negli anni a venire. Continue notizie, sempre uguali, anche se presentate in vari modi, non fanno bene allo sviluppo di tale settore, ma crea solo una grande confusione.
Reputiamo sia una scelta errata porre nell’allevamento cassette, pedane e altro per indurre le lumache ad interrarsi. Nei luoghi freddi l’uso del TNT risulta ottimale e da sempre viene consigliato nei territori con inverni rigidi.
A quanti invece si sentono così goliardici nel vivere questa esperienza magica, fatta di incantesimi, sortilegi verso stregoni e quant’altro, ricordiamo che in questa attività non si gioca, si investono soldi e occorre attendere i risultati e le prime affermazioni in tempi medio lunghi.
Prima di questo necessario periodo è semplicemente impossibile giungere a conclusioni e soprattutto stravolgere mezzo secolo di storia che ha generato frutti importanti e che non tutti sanno curare.
La Confederazione rispetta i suoi allevatori (vecchi e nuovi), li tutela, non ha alcun motivo di piazzarli in vetrina e di usarli come strumento di una visibilità che reputiamo becera, bassa e anche piuttosto squallida. Siamo, con le nostre sedi, presenti tutto l’anno e a disposizione di ogni singolo allevatore. Li conosciamo tutti e, nel limite del possibile, raggiungiamo le sedi di quanti in realtà hanno un’esigenza vera e tangibile.
Non solo: Coclè cura il suo allevamento da oltre 12 anni ininterrottamente, impianto visitabile nelle giornate informative, nei convegni e negli appuntamenti specifici. Chi lo gestisce non è un avventuriero, filosofo opportunista o saccente dietro una scrivania, ma un elicicoltore, che stagionalmente produce nel suo impianto, integra con ricerca di soluzioni sempre migliori, testa nuove metodologie, anche con speci diverse, assumendosi in prima persona gli impegni che l’intero impianto comporta, con tutti i sacrifici e la consapevolezza necessari. Tutto ciò ci permette di poter veicolare la nostra conoscenza e competenza, anche pratica, in modo cristallino ed etico a tutti coloro che sono interessati alla materia.
Concludiamo ricordando che parlare alla pancia della gente è il metodo più facile per rendersi interessanti. E’ una moda molto diffusa, ultimamente, ma spesso usata proprio da quegli individui che, privi di ogni forma di reali e lunghe competenze, blaterano di continuo, emettono a scroscianti conati i loro post e scritti, si fanno vedere a tutti i costi ovunque e strumentalizzano ogni forma di intesa, collaborazione e chiacchiera esaltandola come una delle dodici fatiche di Ercole.
Ricordiamo che tutto ciò, senza la vera attività, senza il vero impegno, senza la qualità assoluta e il perseguimento della vera Eccellenza (non a chiacchiere), è niente.
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